A partire dall’autunno del 2019 abbiamo iniziato a sentir parlare di una nuova malattia: il coronavirus. All’epoca non era prevedibile l’impatto che avrebbe avuto sulle nostre vite.
Quando ne sentiamo parlare, normalmente, vengono nominati solo i sintomi che riguardano l’apparato respiratorio e cardiaco tralasciando spesso i sintomi neurologici, anche se, è risultato da recenti studi che circa il 35% dei pazienti infetti hanno sviluppato alterazioni neurologiche.
Di che sintomi neurologici stiamo parlando?
I più frequenti sono: ageusia, anosmia, vertigini, disturbi della vista, cefalea.
Secondo un recente studio è stato valutato che le sequele neurologiche possono persistere oltre i due anni dopo l’infezione da COVID-19 , ciò presuppone che in alcuni casi i sintomi possono protrarsi oltre la soglia della negativizzazione, in tali casi si parla di “long covid”.
Ancor meno nominati sono i disturbi neuropsichiatrici…
Hanno colpito la maggior parte dei pazienti ma spesso sono stati sottovalutati.
Ansia, depressione, insonnia, disturbi della memoria “nebbia cognitiva”, irritabilità.
Anche questi disturbi possono perdurare oltre la soglia della negativizzazione.
Come intervenire?
E’ necessario affidarsi a professionisti qualificati. Consigliamo di iniziare con l’intervento del Medico di base per poi proseguire con visite più specifiche, affiancate ad un sostegno psicologico, fondamentale soprattutto nelle fasi iniziali.