La plasticità cerebrale ovvero il fenomeno che sta alla base del recupero dopo un ictus è un fenomeno assolutamente naturale.
E’ la capacità del sistema nervoso di apprendere e modificarsi per rispondere a stimoli esterni.
Come è facile immaginare è nell’infanzia che è più attivo, conosciamo tutti la facilità con cui i bambini imparano a svolgere attività complesse: andare in bicicletta, nuotare, imparare le lingue, suonare uno strumento musicale.
Permane per tutta la vita, finché siamo in grado di imparare qualcosa di nuovo vuol dire che questa capacità è presente.
Nel cervello in conseguenza a questi stimoli avvengono modificazioni, cioè i dendriti dei neuroni sviluppano connessioni, si congiungono e con il tempo e l’esercizio queste connessioni diventano sempre più forti e numerose.
Per questo diventiamo sempre più bravi esercitandoci.
Lo stesso fenomeno viene sfruttato per recuperare dopo una lesione cerebrale.
Per questo in linea teorica dovrebbe essere facile: qualche esercizio e il meccanismo riparte.
Perché allora spesso non funziona?
Il principale problema consiste che questo tipo di lesioni fanno venire a mancare il “controllo” .
Tutti conoscono il test del martelletto sul tendine rotuleo: che succede se si da un colpetto? Il tendine per reazione allo stiramento veloce si contrae.
Spiegato molto semplicemente.
Ecco, questo e molti fenomeni simili, in conseguenza dell’assenza del controllo principalmente INIBITORIO del snc si scatenano diventando senza controllo.
Questi fattori impediscono al sistema nervoso di riapprendere perché ad ogni tentativo di movimento ci troviamo a combattere con una serie di reazioni che se rimangono incontrollate velocemente conducono all’ipertono e alla spasticità.
La conoscenza e il controllo di questi problemi uniti ad esercizi studiati appositamente per stimolare i centri nervosi danneggiati sono la ricetta che può garantire un recupero qualitativamente soddisfacente.